Colori per tutti? Parliamo di daltonismo!

Il daltonismo è una condizione visiva che compromette la percezione dei colori, interessando circa l’8% della popolazione maschile e lo 0,5% di quella femminile (Maffia et al. 2022). È frequente che gli studenti daltonici non vengano identificati come tali se non molto in là con gli anni, a causa dei meccanismi di compensazione corticali, che risultano essere particolarmente efficaci. Anche se un individuo con daltonismo ha difficoltà a distinguere certi colori, il cervello può sviluppare strategie automatiche basate sul contrasto e sulla distribuzione spaziale delle informazioni visive (Eschbach et al. 2014, Rizzi et al. 2014).

Il progetto “Game4CED – Gamification for color blindness early detection” (Game4CED), finanziato dal Ministero dell’Università su fondi PRIN 2022 PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR), si propone di promuovere una pratica scolastica di maggiore accessibilità, integrando la ricerca sul daltonismo con l’utilizzo dei giochi da tavolo. Questo progetto coinvolge due unità di ricerca, il Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano (UniMi) e il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UniMore).

Come viene affrontato il daltonismo nel contesto scolastico e quali pratiche possono favorirne la rilevazione precoce?

Il progetto Game4CED si propone di raggiungere risultati significativi nel campo dell’accessibilità scolastica, migliorando l’identificazione dei bambini daltonici nelle scuole e facilitando interventi tempestivi e mirati. In particolare, i due principali traguardi sono:

  1. la creazione e diffusione del gioco da tavolo ColorFit
  2. la creazione del Game4CED Toolkit, uno strumento educativo composto da materiali didattici e linee guida per supportare gli insegnanti nella gestione delle condizioni legate al daltonismo. Il traguardo guidato dal PNRR è il rilascio del toolkit, che contribuirà a rafforzare il sistema educativo italiano, una delle riforme previste dal PNRR.

 

Lo sviluppo di ColorFit è stato eseguito dopo l’analisi dei giochi più diffusi e delle metriche di accessibilità derivate dai test. Lo sviluppo ha voluto massimizzare il potenziale di questi giochi per rilevare le deficienze nella visione dei colori, integrando in ColorFit un metodo per osservare i comportamenti del bambino e rilevare quelli che suggeriscono anomalie nella visione dei colori. Lo sviluppo di ColorFit seguirà una traiettoria basata su evidenze e supportata dai risultati dei metodi standard di rilevazione del daltonismo.

Oltre il colore: come costruire una didattica accessibile?

La combinazione di strumenti per la rilevazione precoce, formazione approfondita e materiali educativi accessibili ha l’obiettivo di migliorare l’esperienza scolastica non solo degli alunni con difficoltà nella visione dei colori, ma quella di tutti gli studenti. Attraverso un approccio di ricerca-formazione (Dodman et al, 2025; Asquini, 2018) e utilizzando procedure quanti-qualitative per la raccolta dei dati, il progetto Game4CED si focalizza su due obiettivi principali:

  • promuovere una maggiore consapevolezza sui problemi legati alla visione dei colori
  • creare strumenti per gli insegnanti per la rilevazione precoce di questa condizione

In particolare, aumentando la consapevolezza degli insegnanti nelle scuole viene garantita una migliore accessibilità dei bambini con anomalie della visione dei colori.

Le fasi della ricerca

La ricerca si è sviluppata principalmente in tre fasi. In primo luogo, sono stati identificati i parametri per valutare l’accessibilità dei giochi da tavolo, seguiti dalla valutazione dei giochi esistenti e dallo sviluppo del gioco ColorFit, strumento chiave per la rilevazione precoce del daltonismo. In secondo luogo, sono stati sviluppati gli strumenti di raccolta dati, che sono stati testati attraverso una fase di try out per garantirne l’efficacia. Successivamente, si è proceduto alla fase di sperimentazione del gioco ColorFit nelle scuole, durante la quale ne è stata valutata l’efficacia attraverso gli strumenti di raccolta dati.

Le domande di ricerca sono le seguenti:

– In che modo un gioco da tavolo può contribuire alla rilevazione precoce della condizione di daltonismo negli studenti?

– Qual è il livello di consapevolezza degli insegnanti riguardo alle difficoltà scolastiche che gli studenti con daltonismo si trovano ad affrontare?

Co-costruire: coinvolgimento attivo degli insegnanti

Gli insegnanti sono coinvolti in più fasi del progetto:

  • nella progettazione, sviluppo e test di attività di apprendimento che devono essere inclusive nei confronti delle persone con daltonismo;
  • nella co-progettazione, sviluppo e test del gioco da tavolo basato sulla loro esperienza e sul loro feedback;
  • nella progettazione, sviluppo e test di strumenti di valutazione.

Inoltre, saranno coinvolti nella definizione e nella diffusione dei risultati.

 

Un ruolo importante all’interno del progetto e nella formazione degli insegnanti è rappresentato dal modello di valutazione proposto, considerato come un momento di apprendimento (Valutazione come Apprendimento – Dann, 2014; Earl, 2012): questa funzione è supportata dalla possibilità di lavorare sulla valutazione e l’autovalutazione dell’apprendimento (Harris & Kamp; Brown, 2018), mediante l’approccio Universal Design for Learning e il lavoro intrinseco sull’errore e sul processo di autoregolazione che ne può derivare (McMillan, 2017). Questo approccio ci permetterà di lavorare sul concetto di valutazione dinamica, attualmente poco utilizzato nel contesto scolastico ma interessante da considerare proprio per il suo ruolo adattativo (Campione and Brown, 1985; Elliott et al., 2010).

 Il progetto PNRR “Game4Ced – Gamification for color blindness early detection”, – Next Generation EU (MUR PRIN PNRR, CUP Master G53D2300721-0001) è finanziato dal Ministero dell’Università su fondi PRIN (Fondo per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale – PRIN 2022) e coinvolge due unità di ricerca, il Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano e il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.